Il decreto del 10 ottobre 2023, che ha aggiornato le tabelle delle malattie professionali, ha suscitato un certo dibattito, con posizioni contrastanti tra le parti interessate.
La soppressione della voce "Altre malattie causate dall'esposizione professionale a...
La modifica più controversa del decreto è la soppressione della voce "Altre malattie causate dall'esposizione professionale a...", presente nella tabella del 2008. Questa voce permetteva di riconoscere come malattie professionali anche quelle patologie non specificamente indicate nella tabella, purché causate dall'esposizione a un determinato agente nocivo.
La soppressione di questa voce comporta, di fatto, un arretramento della tutela dei lavoratori, che dovranno ora dimostrare il nesso causale tra la malattia e l'esposizione lavorativa, anche in presenza di patologie che sono comunemente associate a determinate attività.
Ad esempio, in precedenza, un lavoratore che avesse sviluppato una patologia respiratoria, come l'asma, a seguito dell'esposizione a polveri o gas, poteva ottenere un indennizzo dall'INAIL, anche se la sua patologia non era specificamente indicata nella tabella delle malattie professionali.
Con la nuova normativa, il lavoratore dovrà dimostrare che la sua patologia è stata causata dall'esposizione lavorativa, il che può essere un compito difficile e costoso.
L'introduzione della dicitura "cronica" dopo ogni malattia nosologicamente definita
Un'altra modifica controversa del decreto è l'introduzione della dicitura "cronica" dopo ogni malattia nosologicamente definita. Questa dicitura, che non era presente nella tabella del 2008, potrebbe portare a una restrizione della tutela dei lavoratori, in quanto potrebbe essere interpretata nel senso che le malattie professionali sono solo quelle che si manifestano in forma cronica.
In realtà, la maggior parte delle malattie professionali si manifesta in forma acuta o sub-acuta, e solo in alcuni casi evolve in forma cronica.
Ad esempio, in precedenza, un lavoratore che avesse contratto una polmonite a seguito dell'esposizione a polveri o gas, poteva ottenere un indennizzo dall'INAIL, anche se la sua patologia non si era ancora manifestata in forma cronica.
Con la nuova normativa, il lavoratore dovrà dimostrare che la sua patologia è in forma cronica, il che può essere un compito difficile e costoso.
Le altre modifiche
Oltre a queste due modifiche principali, il decreto del 2023 ha apportato anche altre modifiche alle tabelle delle malattie professionali, tra cui:
La rimozione di alcune malattie, come l'anchilostomiasi, che sono ora considerate come infortuni sul lavoro
L'inserimento di alcune nuove malattie, come il cancro al polmone da esposizione a radiazioni ionizzanti
La modifica di alcuni periodi di massima indennizzabilità
Conclusioni
Il decreto del 2023 può essere considerato un passo indietro rispetto alla tabella del 2008, in quanto comporta una restrizione della tutela dei lavoratori.
Le due modifiche principali, la soppressione della voce "Altre malattie causate dall'esposizione professionale a..." e l'introduzione della dicitura "cronica" dopo ogni malattia nosologicamente definita, potrebbero rendere più difficile per i lavoratori ottenere un indennizzo per le malattie professionali, anche in presenza di patologie che sono comunemente associate a determinate attività.
Queste modifiche sono state criticate da diverse parti, tra cui la CGIL, la UIL e l'INAIL.
La CGIL ha affermato che le modifiche "minano la tutela dei lavoratori e pongono un ostacolo all'accertamento delle malattie professionali".
La UIL ha sostenuto che le modifiche "sono ingiuste e penalizzanti per i lavoratori".
L'INAIL ha affermato che le modifiche "potrebbero portare a una riduzione delle prestazioni erogate".
Dr. Giuliano Turrina
Medico competente - Medico del Lavoro
Verona, 08/12/2023